I paesi

Algeria - Campi Profughi Sahrawi

Africa '70 e il popolo Sahrawi

Africa’70 lavora in Algeria da vent’anni. In questo periodo di tempo ci siamo concentrati su una realtà poco conosciuta, ovvero quella del popolo sahrawi.

La storia recente di questo popolo è frutto di una situazione complessa che si protrae da 45 anni. In questo territorio, l’esito del colonialismo europeo e dei successivi processi di autodeterminazione, anche violenti, hanno portato al fatto che ancora oggi decine di migliaia di persone si trovano a vivere come rifugiati in territorio Algerino, nei pressi di Tindouf.  

È proprio all’interno dei campi profughi che operiamo dal 2000, soprattutto nell’ambito della sicurezza alimentare. Uno dei principali problemi del territorio, infatti, è che la popolazione dei campi sopravvive da ormai quarant’anni grazie ad aiuti alimentari ideati per far fronte alle emergenze. A lungo andare la scarsa diversificazione della dieta ha causato una diffusa malnutrizione, che cerchiamo di contrastare con le nostre azioni.

Food security e food safety

La nostra strategia è quindi quella di individuare le risorse già presenti sul territorio, a livello umano e naturale, e coinvolgere le persone attivamente, in modo tale che possano partecipare al proprio sviluppo, creando un cambiamento che possa rimanere nel tempo. I progetti da noi implementati si sono così basati sul valorizzare il personale locale, i terreni incolti, le fonti d’acqua, il bestiame e le piante medicinali. 

In questo contesto, l’approccio di Africa’70 riguardo alla sicurezza alimentare si è sviluppato intorno a due concetti: primo quello di food security, ovvero il supporto e lo stimolo all’autoproduzione degli alimenti, sia per quanto riguarda l’agricoltura che la pastorizia. In secondo luogo, quello di food safety, attraverso un supporto alla struttura ministeriale che si occupa della salubrità degli alimenti (Direzione Veterinaria del Ministero della Salute della Repubblica Araba Democratica Sahrawi) in formazione, equipaggiamento e miglioramento delle strutture fisiche in cui opera; abbiamo, ad esempio, costruito una scuola veterinaria per la formazione di ausiliari da inserire nella pianta organica della Direzione Veterinaria per potenziarne l’operato.

Una strategia sostenibile

Agiamo in coordinamento con le autorità locali, tra cui il Ministero della Sanità, quello dello Sviluppo Economico e quello della Cooperazione. Abbiamo recentemente stretto nuove collaborazioni con il sindacato sahrawi UGTsario, grazie al contributo di NEXUS ER. Inoltre, lavoriamo cercando sinergie con le molte associazioni di solidarietà al popolo sahrawi presenti sul territorio italiano, consentendo un loro maggior protagonismo e favorendo una sensibilizzazione al tema anche in Italia.

Nel complesso, ogni progetto che abbiamo realizzato dal 2000 ad oggi ha seguito e segue una particolare strategia che punta alla continuità e alla sostenibilità nel lungo periodo. Il nostro obiettivo finale è fare in modo che gli abitanti delle tendopoli arrivino a sostentarsi autonomamente e con i pochi mezzi presenti in un territorio ostile (il deserto dell’Hammada) e limitando la loro dipendenza dagli aiuti umanitari.